Recensione apparsa su Metal Shock n°20 dell'Aprile 1988


Ma guarda un po' questa Firenze! Tutti la credono la sede della New Wawe italiana più canonica, popolata solo da post-moderni, dark, pseudo creativi e qualche turista giapponese... invece, tra questi rovi opprimenti, riescono a germogliare preziosi fiori progressivi. Dei Nuova Era già si è detto più volte, sugli Evoluzione Della Specie vi teniamo in sospeso ancora un po', dei TIME ESCAPE ve ne parliamo subito!

Bravi, bravissimi e questo già vi dà la giusta prospettiva: leggete con attenzione quanto segue ed imparate a non perdere di vista questo gruppo. I Time Escape nascono di fatto nel 1985, pur con un diverso nome, riuniti attorno ad Alessio Riccio (batteria, percussioni, vibrafono) e Giacomo Castellano (chitarre). La formazione viene completata in modo definitivo verso la fine dell'87, quando il cantante-tastierista Simone Milli e il bassista Guido Melis si uniscono ai due membri fondatori. L'età dei musicisti è sorprendentemente bassa (a riprova della forte attenzione delle nuove generazioni verso il prog), varia infatti dai 17 ai 20 anni: è sorprendente soprattutto quando si considera la maturità tecnica e compositiva espressa nel loro primo, omonimo demo, realizzato pochi mesi orsono.

Registrato in uno studio a 16 piste, è un nastro che si eleva molto al di sopra dela media dei demos, pur validi, pervenuti alle mie orecchie. Un gioiellino così ben fatto, un atteggiamento così serio e preparato da parte dei Time Escape, che persino una pura anima metallica come quella di Klaus Byron ne è rimasta fortemente impressionata: è stato proprio Klaus a telefonarmi con entusiasmo e a passarmi il demo del gruppo. Diamo un' occhiata ai contenuti: la loro musica è, in effetti, come nelle intenzioni programmatiche dei Time Escape, difficile da classificare. Che sia Rock Progressivo non c'è dubbio, ma credo non esista un preciso gruppo guida, un idolo da imitare. Questo, è facile capirlo, è un grande pregio anche se mette in difficoltà noi imbrattapagine, maniaci dell'etichettina semplice e facile da applicare.

I Time Escape stessi dicono che nella loro musica accolgono influenze Hard Rock, Rock Jazz e Progressive: perfetto, è solo per rendere il tutto con contorni più precisi che io aggiungerei che i temi sembrano l'evoluzione in chiave Eighties di quell'Hard Progressive che ci deliziava negli anni 70. Probabilmente Mayblitz, Cressida, Bram Stoker, se fossero nati oggi suonerebbero come loro, che dunque hanno il merito di riportare in auge una musica fantasiosa ma virile.

L'uso della tecnologia moderna è perfetto, il suono non è mai datato o già sentito, ci sono momenti acustici ma su tutto domina un incedere robusto, duro, disteso su ritmi incalzanti e chitarre distorte dal riff facile (ed ecco spiegato l'entusiasmo del nostro Klaus). Gli assoli sono incandescenti ma precisi e misurati; ciò che in realtà mi delizia è l'uso indiscriminato del piano acustico, finalmente riscoperto dopo anni di latitanza dai solchi prog ed heavy, intasati dal solito suono sintetizzato: i contrasti creati con le voci genericamente dure degli altri strumenti fanno faville.

Vi sorprende che tanto spazio venga dedicato ad un gruppo che non ha ancora inciso un disco? Beh, lo sapete, con gli italiani siamo particolarmente teneri, soprattutto quando sono così bravi... e poi, senza nessuna accusa di commercialità, i Time Escape fanno il giusto tipo di Prog, almeno secondo l'ottica di certe case discografiche. Non per niente (dita incrociate, grazie!) ci sono promettenti contatti con etichette europee. Nel'attesa di un meritatissimo LP, il demo dei Time Escape è ottenibile dalla Musical Box Promotions.


(Sandro Pallavicini)

 


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